E' civile tutto quello che riguarda l'uomo come partecipe di una società organizzata, e noi occidentali quando parliamo di Teatro affondiamo le radici nella cultura greca, in quelle Polis che prevedevano la partecipazione dei cittadini al governo della città e avevano un teatro al centro della vita quotidiana. E’ stato Marco Paolini quindici anni fa, mentre preparava il suo “Racconto del Vajont” a dar nuova linfa alla definizione di Teatro Civile - da molti autorevolmente avversa peraltro - un teatro che nasce spesso fuori dall'edificio teatrale perchè ha l'esigenza di superare i modi produttivi e distributivi di quel sistema, senza certo rinnegarlo ma integrandolo ad altre possibilita’ e modalità di comunicazione.
Segue...Negli ultimi quindici anni abbiamo assistito in Italia al boom del genere teatrale cosiddetto "civile": il grande interesse del pubblico, spesso giovane, induce il sospetto che gli storici, i mass media, la scuola non abbiano svolto al meglio il compito di farci conoscere e condividere la nostra Storia recente. Per questo utilizzare il linguaggio del genere teatrale civile ci sembra la scelta migliore per quel lavoro di formazione che costituisce la missione di Avviso Pubblico, anche in una prospettiva di supplenza verso le carenze del sistema dell’informazione e della cultura nel nostro Paese. Certamente non è nelle nostre intenzioni valutare gli spettacoli o costruire gerarchie di merito. Ci auguriamo che tutti gli operatori culturali del settore possano aderire e condividere gli intenti acritici del nostro progetto.
Segue...scenografia essenziale, spettacolo di narrazione
"La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine"
Lo spettacolo "Giovanni Falcone, magistrato antimafia" racconta la figura del magistrato e dell'uomo Giovanni Falcone, entrando in contatto con i pensieri, le paure, le consapevolezze e i tragici presentimenti di un uomo che ha messo davanti a tutto, perfino davanti a se stesso, i principi della Giustizia.
A far da contraltare alla storia del magistrato, la puntuale e spietata confessione di Giovanni Brusca, l'esecutore materiale della strage di Capaci. Il suo resoconto della preparazione e dell'attuazione dell'attentato è una testimonianza cinica dell'organizzazione mafiosa, che vista dalla prospettiva del carnefice rivela la sua natura disumana.
La narrazione e i dialoghi dello spettacolo sono fluidi e privi di retorica, la messinscena essenziale è volta alla necessità di far comprendere al meglio la vicenda agli spettatori, attraverso il ritmo della parola e l'interpretazione degli attori. A completare il quadro, l'ambiente sonoro e le musiche di scena che, come i personaggi della storia, raccontano uno stato d'animo, una suggestione, un luogo dell'immaginario. vogliamo solo raccontare, da un punto di vista personale, la storia di un uomo che con il suo appassionato lavoro e con il suo estremo sacrificio, ha lasciato un segno profondo, un monito alla società civile del nostro paese.